Settimana della filosofia 2014

Da sempre la filosofia ha ricercato una definizione dell’essere umano che sintetizzasse in una formula pregnante tutta la complessità del suo essere. Già alla tradizione classica non era sfuggito che l’animale razionale era anche un animale sociale e politico e che la sua essenza non poteva ridursi soltanto alle attribuzioni speculative e psichiche di una sostanza autonoma la cui natura è definibile a prescindere dalla sua relazione con gli altri suoi simili.
In qualche modo si potrebbe pensare che la natura dell’essere umano è tale che è possibile definirne i suoi tratti metafisici in una maniera autonoma dalla sfera della socialità. È indubbio però che lo sforzo speculativo per catturare questo nucleo metafisico è stato spesso condizionato nella tentazione di racchiudere l’essenza della persona umana in formule troppo fredde, povere e astratte. È sembrato che la persona umana potesse definirsi solo a partire dalla sua sostanza intrinseca, dal suo essere in sé e non anche dal suo essere per l’altro, dalla sua apertura verso il mondo, dalla sua tensione verso la relazionalità, dal contenere già nella sua natura e nella sua psiche una radicale apertura verso la reciprocità.
Molte tradizioni filosofiche contemporanee – fenomenologico-esistenziale, ermeneutica, personalista, cognitiva – hanno rilanciato la prospettiva dell’alterità e della socialità riaprendo così il dibattito intorno alla definizione più complessiva e meno riduttiva della natura umana imponendo al lavoro speculativo del futuro nuove sfide di approfondimento e di sintesi.

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